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FOTOVOLTAICO

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Le energie rinnovabili confermano una sostanziale tenuta, tra investimenti e nuovi interventi. Importante è anche il contributo dei processi di innovazione, specie nel settore dell’idrogeno, ma restano da sciogliere le complessità dei processi autorizzatori. Iea e Irex confermano Un buon modo per cogliere la velocità con cui si sta trasformando il settore energetico è mettere in fila i World energy outlook e i vari report di contorno dell’Iea, l’agenzia internazionale dell’energia. Per anni, la Iea ha costantemente sottostimato il ritmo di crescita delle rinnovabili, attirandosi più di una critica per le previsioni ridicolmente lente che presentava. Giusto per fare un paio di esempi, il Weo del 2010 stimava che si sarebbe arrivati a 180 GW installati di fotovoltaico nel 2024: il valore è stato superato all’inizio del 2015 e oggi siamo a oltre 630 GW. Lo stesso per l’eolico: nel 2010 sono stati sorpassati i valori che, secondo le stime elaborate nel 2002, sarebbero stati raggiunti solo nel 2030. Poi, intorno al 2019, la Iea ha modificato gli scenari da cui ricava le proprie proiezioni in modo da tenere conto sia degli obiettivi di mitigazione climatica, sia delle riduzioni dei costi delle rinnovabili.

Una conferma della crescente importanza

Una conferma della crescente importanza delle fonti rinnovabili anche nel nostro paese è arrivata di recente dall’Irex Annual Report 2021, intitolato L’energia di domani. Il settore alla sfida del Pnrr. Il rapporto, firmato da Althesys e dedicato agli interventi utility scale, parte dalla constatazione che, nonostante la pandemia, le energie rinnovabili in Italia hanno retto bene. Le operazioni censite sono state 254 (+20% sul 2019), per 10,9 GW di potenza e 9,1 miliardi di euro di investimenti. Più di tre quarti delle operazioni hanno riguardato il fotovoltaico (50%) e l’eolico (27%), ed è cresciuto anche il peso delle biomasse. Inoltre, il settore conferma di essere sempre più attraente per gli investitori. L’Irex Index, che considera l’andamento delle aziende delle rinnovabili quotate alla Borsa Italiana, ha chiuso infatti il 2020 con una crescita del 62,2%, rispetto a un -31,8% dell’Oil&Gas. Tra gli attori principali per investimenti ci sono ovviamente le aziende core renewable, ma anche le finanziarie e quelle tecnologiche e cresce il peso dell’Oil&Gas, che punta probabilmente a recuperare i ritardi accumulati negli anni. Se si allarga lo sguardo all’Europa, nel 2020 le rinnovabili hanno comunque confermato di essere investimenti vantaggiosi. A fronte di un costo medio dell’eolico onshore di 41,3 €/MWh (con un calo del 2,2% rispetto al 2019), il ricavo medio è di 47,6 €/MWh (-9,5% sul 2019). Il fotovoltaico è in media redditizio per gli impianti commerciali, con un costo di 63,3 €/MWh e un ricavo di 74,2 €/MWh, mentre gli impianti utility scale a terra in alcune nazioni rischiano di essere meno vantaggiosi. Apertura all’idrogeno Anche per l’idrogeno, elemento centrale nelle strategie della Ue, il rapporto tiene conto di scenari a scala continentale e delle ricadute che possono avere per il nostro paese. L’Ue punta infatti all’idrogeno verde, oggi disponibile in quantità ancora limitate, a fronte dei 10 milioni di tonnellate prodotti con il gas. Si stima che entro il 2030 gli investimenti nel settore potranno arrivare tra i 320 e i 460 miliardi di euro, di cui 24-42 per gli elettrolizzatori e 220-340 miliardi per l’espansione delle rinnovabili associate (80-120 GW eolico e solare). Sempre entro il 2030 sono previsti i primi 40 GW di elettrolizzatori (oggi 1 GW) e una produzione verde fino a 10 milioni di tonnellate, grazie alla crescente diffusione nei comparti dell’acciaio e del trasporto, marittimo e ferroviario. Il rapporto evidenzia il contributo che l’idrogeno verde può dare ai processi di decarbonizzazione, anche nel nostro paese. Perché ciò avvenga, devono però sussistere alcune condizioni: i costi per produrlo e distribuirlo devono scendere, ci deve essere un’ampia disponibilità di rinnovabili a prezzi competitivi a cui si devono accompagnare prezzi elevati per la CO2. L’analisi di Althesys individua 4 trend principali per il comparto: si conferma la tendenza al consolidamento, specie per quanto riguarda il fotovoltaico, dove i primi 10 operatori hanno il 54% della potenza.

Continua poi lo sviluppo di nuovi progetti

Continua poi lo sviluppo di nuovi progetti, con 3 GW di progetti in pipeline, aumenta la proiezione internazionale delle aziende italiane, soprattutto negli Stati Uniti e in America Latina. Infine, resta alta l’attenzione per l’innovazione tecnologica, tra biometano, accumuli, veicoli elettrici ed eolico offshore. Un capitolo importante è quello dell’adeguatezza del sistema elettrico anche alla luce del phase out del carbone. Nel breve periodo Althesys intravede un rischio elevato di inadeguatezza in estate, a causa soprattutto delle richieste per il raffrescamento, rischio che sembra destinato a salire nel medio e nel lungo termine, rendendo probabilmente necessaria l’importazione di energia. Lo studio non ravvisa invece criticità in inverno, anche se resta ancora importante il nodo dei ritardi autorizzativi.

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